DA NEWSLETTER
Trentennale della Istituzione del Servizio di Emergenza Territoriale 118 - di Eugenio di Ninno
da newsletter 48 del 31 marzo 2022
Quest’anno ricorre il trentennale del DPR 27 marzo 1992, che stabiliva come e chi dovesse assicurare, con carattere di uniformità su tutto il territorio nazionale, il livello assistenziale di emergenza sanitaria, affidando alle Regioni il compito di istituire un sistema di allerta sanitario ed un sistema di accettazione ed emergenza sanitario. Nascevano così le Centrali Operative che rispondevano al numero unico nazionale 118.
Per capire la rivoluzione epocale provocata da questo Decreto, dobbiamo immaginare che prima i cittadini avevano a disposizione, in caso di emergenza, solo i numeri telefonici delle varie associazioni di volontariato, che si limitavano ad un veloce trasporto in ospedale, unico luogo in cui potevano essere effettuate le cure; mancando qualsiasi coordinamento degli interventi, capitava spesso che su una chiamata si presentassero più di un’ambulanza (o come spesso si chiamava allora: autolettiga), con non infrequenti scene in cui le associazioni si contendevano il paziente, mentre altre chiamate potevano aspettare tempi infiniti prima che qualcuno rispondesse (i meno giovani ricorderanno allora le folli corse di auto private con il claxon premuto ed il fazzoletto bianco al finestrino…); molto frequente era il trasporto in strutture vicine al luogo dell’emergenza, ma inadatte a prestare le cure necessarie, per cui dovevano seguire ulteriori spostamenti in altri nosocomi; insomma uno scenario in cui frequentemente il fattore tempo, cruciale in varie emergenze, era drammaticamente compromesso.
Già prima della emanazione del Decreto, proprio in Emilia Romagna, erano stati promossi protocolli di coordinamento tra le varie Associazioni, in modo da disciplinare gli interventi, su base territoriale; e proprio in Emilia Romagna, a Bologna e Modena, tra le prime realtà in Italia, venne immediatamente costruito il Sistema di Emergenza Territoriale, grazie a figure come Marco Vigna, a Bologna, e Pierluigi Castellini, a Modena, che sono stati i fondatori dei rispettivi 118.
La successiva evoluzione è sotto gli occhi di tutti: dopo un iniziale enorme sforzo organizzativo e, soprattutto, informativo, per educare la cittadinanza ad utilizzare il numero unico 118, vi è stata la rivoluzione copernicana del soccorso, da “scoop & run” (carica il paziente e corri al più vicino ospedale) a “stay & play” (alla lettera: restare ed agire), per cui il paziente riceve le prime cure già sul posto della chiamata e viene portato all’ospedale più adatto al suo caso solo dopo essere stato stabilizzato. Insomma la cura giusta, al momento giusto, nel modo giusto, nel posto giusto.
Questa evoluzione è andata di pari passo con l’evoluzione delle figure professionali coinvolte, i medici, gli infermieri, gli autisti soccorritori e, at last but non least, i volontari, che sono passati da semplici barellieri, a figure che hanno un loro particolare ed evoluto sistema formativo, in aggiornamento continuo sia interno sia in partnership con il 118.
Le celebrazioni si sono articolate in una biciclettata da Carpi a Campogalliano, il 19 marzo; in un interessantissimo convegno, tenutosi a Fiorano il 26 marzo mattina ed una bella manifestazione di piazza, il 26 pomeriggio, a Modena, in piazza Roma, con la partecipazione degli operatori del 118 insieme ai volontari della Croce Rossa e delle PA. Un momento bellissimo di convivialità e trasmissione di valori e conoscenze, soprattutto ai più piccini.
Auguri di cuore a tutti gli operatori del 118!



