#VITAINCRI
Ad ogni rischio la sua formazione - di Andrea Losi
da newsletter 43 del 15 gennaio 2022
A dicembre ho partecipato in qualità di OPEM alle prove pratiche di fine Corso Addetto Emergenze Idrauliche (denominato in breve anche VIV) della Consulta.
Questo corso, suggerito per tutti gli OPEM visto che il rischio alluvionale rimane il rischio maggiore del nostro territorio, credo potrebbe risultare molto interessante per tutti i volontari, ma sicuramente essenziale per chi ha l’idea di diventare parte della risposta alle prossime emergenze alluvionali. Il clima era esattamente quello che si potrebbe trovare durante le fasi operative, nebbia, molto freddo e un venticello assassino. Durante la mattinata gli istruttori ci hanno fatto vedere e provare l’utilizzo delle varie pompe idrauliche ponendo particolare attenzione alla sicurezza degli operatori durante il loro utilizzo.
Nella seconda parte della mattinata con il supporto del Gruppo di Sicurezza Fluviale, abbiamo eseguito il varo del telo: imbragati e dotati di giubbotto salvagente gonfiabile in 15 persone e in perfetta sincronia abbiamo arrotolato il telo per poi farlo scivolare lungo l’argine lato fiume a protezione della scarpa interna. Il varo del telo deve essere fatto in tempi molto brevi e rispettando una serie di norme di sicurezza che la sola parte di teoria non permette di acquisire, inoltre la manualità è essenziale per questa operazione. La partecipazione ad un varo da parte di personale non addestrato potrebbe portare a dover ripetere tutta la lunga procedura e quindi a mettere in pericolo la sicurezza dell’argine e di conseguenza la popolazione che vive nelle vicinanze.
Durante il primo pomeriggio invece abbiamo fatto una simulazione di Vigilanza arginale in tempo di “pace”, imparato a compilare le schede di Monitoraggio Arginature, cercare le tane degli animali, imparare a capire se attive o meno e a come muoversi in sicurezza durante queste ispezioni. Nella seconda parte del pomeriggio, la parte pesante del corso, coronelle e arginature. Queste due operazioni vanno svolte anche loro in tempi molto brevi sia per evitare che il fiume “esca” dall’argine, sia per delimitare i fontanazzi che si potrebbero creare lungo la scarpa interna dell’argine oppure lato campagna anche a centinaia di metri di distanza.
I fontanazzi lato scarpa interna sono molto pericolosi perché potrebbero far cedere l’argine con le conseguenze che alcuni nostri OPEM hanno potuto vivere di persona a dicembre dello scorso anno quando hanno risposto a gran voce in uno scenario multirischio, che colpa del covid, ha visto molti meno volontari di altre associazioni rispondere ad una delle emergenze alluvionali più importanti del nostro territorio. Creando una catena di operatori il trasporto dei sacchi dall’uno all’altro procede in modo molto veloce e con minimo sforzo anche qui il sincronismo è essenziale per la buona riuscita dell’operazione, i sacchi vanno disposti secondo regole precise e con una manualità che si apprende soltanto con la pratica. Anche il posizionamento errato di un singolo sacchetto potrebbe costringere gli operatori a dover disfare e rifare l’arginatura o la coronella o peggio ancora causare il loro cedimento con conseguenze che potrebbero essere molto molto gravi per la popolazione.
Per concludere, ritengo che questo corso sia molto utile – direi fondamentale – a tutti noi OPEM per poter operare in completa sinergia con le squadre di Protezione Civile durante le emergenze idrauliche, tenendo sempre a mente che il rischio alluvionale è il rischio maggiore del nostro territorio e che la manualità è essenziale per tutte queste operazioni che vanno inoltre svolte nel minor tempo possibile, riporto a tutti i colleghi OPEM il consiglio del “Team Area 3” di farlo non appena possibile.
Andrea