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Simulatori, lo scoglio divertente della CRI - SESTA PARTE
da newsletter 73 del 30 maggio 2023

La situazione all’autogrill sembrava normalizzarsi. La Ragazzina convince Ginetta ad ordinare una serie di thè caldi per tutto il gruppo. La cassiera, una giovane ragazza con un sorriso stampato sul viso, cerca di nascondere la sua incredulità di fronte a questa insolita comitiva. Gli altri simulatori siedono ai tavoli circostanti e osservano i vari clienti intorno a loro. I volti stupiti e perplessi degli avventori sono impagabili.

Mentre la cassiera prepara le bevande, mi accorgo che il simulatore incaricato di portare il premio del “Parto Nazionale” è ancora seduto nel Pulmino. Guardo verso l’autista, che si è appoggiato a un tavolo, e gli faccio cenno di avvicinarsi.

“Lui è incinto.” Affermo con tono serio e risoluto. L’autista, con un sorriso imbarazzato, risponde: “Beh, diciamo che è una simulazione particolare.” Annuisco porgendogli una tazza di caffè: “Questo è per te. Dai che è solo l’inizio…” Braveheart, non aveva neanche appoggiato le labbra alla tazzina che aveva alzato gli occhi al cielo per l’ennesima volta.

Dopo aver terminato i thè caldi, tutti i simulatori si ritrovano fuori dall’autogrill, pronti per riprendere il viaggio. Salutano la cassiera con entusiasmo e la ringraziano per la sua pazienza e comprensione. Mentre salgono sul Pulmino, l’autista si gira verso di loro e dice: “Ragazzi, devo ammettere che questa è stata una delle soste più stravaganti che abbia mai fatto.”

I simulatori ridono e si schiamazzano tra loro, soddisfatti di aver creato un momento unico e divertente. Con la loro energia rinnovata, si preparano per affrontare la prossima simulazione con ancora più entusiasmo e spirito di squadra.

E così, il Pulmino riparte verso la fine dell’autostrada. L’Autista imbocca una strada abbastanza dissestata che conduce il Pulmino ad un edificio dall’aspetto di una vecchia scuola abbandonata. Tutti si guardano perplessi. Le finestre rotte, le pareti sbiadite e il cortile coperto di erbacce raccontano una storia di desolazione e oblio. “Cosa cazzzspita ci facciamo qui?” domanda uno dei Simulatori, guardando intorno con un misto di curiosità e apprensione.

Ginetta, sempre pronta a trovare il lato positivo delle cose, interviene con il suo solito entusiasmo. “Beh, ragazzi, questa è un’opportunità perfetta per dimostrare ancora una volta la nostra abilità nel risolvere situazioni difficili! Chi sa quali sorprese ci aspettano in questa vecchia scuola abbandonata?” esclama con un sorriso.

Il Burbero signore alza un sopracciglio scettico. “A meno che non abbiate l’intenzione di riparare finestre e cancelli, non vedo cosa diavolo potremmo fare qui”, borbotta tra sé.

Ma la Ragazzina dalle trecce rosse, la stessa che aveva calmato la situazione all’Autogrill, interviene con un tono misterioso. “Ragazzi, non giudicate un libro dalla copertina. Questa scuola potrebbe nascondere segreti e avventure incredibili. Bisogna solo avere la giusta attitudine e il coraggio di esplorare.”

Queste parole suscitano una scintilla di curiosità negli occhi dei Simulatori. Nonostante l’iniziale perplessità, decidono di seguirne il consiglio e scendono dal pulmino. Mentre si avventurano nell’edificio decrepito, sentono un leggero brivido di eccitazione correre lungo la loro schiena.

Camminano attraverso i corridoi polverosi e le aule vuote, cercando indizi o segni di vita passata. Ogni tanto, sentono dei rumori indefiniti provenire da dietro una porta chiusa o da una sala dimenticata. La tensione e l’aspettativa aumentano, alimentando l’adrenalina nel loro sangue.

“Cazz … era via del Pianoro … non del Pianolo …” esclama l’autista con in mano il telefono e sbattendo l’altra sulla fronte.

“Ve l’avevo detto io …” Sempre parlando fra sé e sé, il Burbero aveva già invertito la rotta e si accingeva a risalire sul pulmino. La Ragazzina alzando le spalle, aveva preso sottobraccio Ginetta che si era persa fra i segreti di un laboratorio di scienze: “Andiamo va … Abbiamo sbagliato posto …”

Leggi qui di seguito l'intero racconto ⬇️

Simulatori, lo scoglio divertente della CRI - PRIMA PARTE
da newsletter 59 del 15 ottobre 2022

È ora che voi sappiate chi e cosa è un Simulatore! È necessario che vengano svelati tutti i pericoli che squadre ben formate sventano ogni volta, il grado di concentrazione e l’addestramento che le nostre attività richiedono. È giunto il momento che io vi racconti cosa veramente accade in quei momenti e che nessuno di voi, indossatori di divise rosse seriali, ha mai saputo… 

Per l’evento, partiamo necessariamente di mattina presto. Molto presto. Troppo. Tanti provengono dalle provincie di Modena e dei più, non ho mai visto volti. Ma non è un problema. Un Simulatore lo riconosci fra mille che indossano la divisa. E spesso, è lui a trovare te.
Prima di convergere al punto di incontro, scruto l’autista. Un ragazzino sbarbato dal viso sereno. Sapete, noi simulatori abbiamo l’autista privato, siamo una classe di lusso… provate voi a simulare una signora del sud Italia. Che grida per 20 scene di 15 minuti, riposando solo 5 minuti fra una scena e l’altra. Che sbraccia di continuo nel suo strizzatissimo vestito giallo ocra, perché la sua casa ORA sta andando a fuoco. E poi provate a portarla via…con MAMMA’ che è ancora DENTRO casa … E ditemi che, a fine simulazione, riuscite a guidare 2 ore per tornare a casa. Potreste essere in una delle mie storie raccontate come Eroe del Giorno. 

“Ma tu lo sai che dovrai portare un pulmino di Simulatori, vero?” Lo sbarbato mi guarda. Sorride e aggrotta le sopracciglia, giocherellando nervosamente con una bottiglia d’acqua.

La chat della squadra si anima già dalle 3 di mattina. C’è chi inizia con chiamate di gruppo cercando di svegliare tutti ad una certa ora. Chi manda foto con scritto “Partiti in zona cesarini!” sperando di non essere lasciati a piedi dal pulmino che li aspetta. Nell’attesa, c’è anche chi sfotte i presenti millantando di essere il più bravo nel simulare l’incosciente nella sua beneamata immobilità. 

Nel frattempo, fra chi ascolta, c’è qualcuno che posta immagini di scene passate che confermano quanto raccontato dal collega. 20 minuti a pancia sotto, in una posizione improbabile, in una pozza d’acqua. E i vari livelli della pozza innalzati dalla continua pioggia. Eh sì, perché quando si fanno ciak ripetuti della stessa scena, non si può cambiare posizione o modo di simulazione per non avvantaggiare o svantaggiare nessuno. Il Simulatore lo sa ed quindi è adattabile. Ha anche skill di apnea, se richieste. 

Al punto di ritrovo, il nostro Autista carica gran parte dei grandissimi borsoni dei simulatori. “Ma che ci avete messo dentro??” – borbotta l’autista. “Ginetta l’avete tolta dalla borsa l’ultima volta?” Tutti scuotono il capo allargando le braccia e cercano di ricordare dove mai sia finita. Solo l’autista rimane interdetto da tale scena, ma tace fingendo di non ascoltare. 

Prendiamo posto con molte difficoltà. Ci sono dei personaggi che è meglio che non siano troppo vicino ad altri. “Ricordate quando sono rimasto appeso fuori da un finestrino di una macchina in fiamme, in stato unresponsive? C’era così tanto fumo di fumogeni in quella simulazione, che per i primi 10 minuti non mi ha notato nessuno. Cercavo di non ridere per non piangere!” Quello è il fischio di inizio. 

Simulatori, lo scoglio divertente della CRI - SECONDA PARTE
da newsletter 61 del 15 novembre 2022

I ricordi di un Simulatore pongono sempre la palla al centro di un immaginario campo da gioco. E un po’ come lanciare un pezzo di pane a Piazza San Pietro e attendere fiduciosi l’arrivo dei Piccioni. La sfera d’oro viene così raccolta da una veterana specializzata in simulazioni di persone anziane. Calca gli occhiali sul naso, stringe lo sguardo, arruffa i capelli e, incurvando la schiena si avvolge in un improbabile scialle verde dai moppini consumati. Inizia a battere sulle spalle del collega con l’indice e, guardandolo negli occhi con lo sguardo fuori dai grandi occhiali, stride: “Giovanotto!!! Che cosa è un un responscoso lì? È un tuo amico?” – E prontamente … – “Ginetta, certamente è un mio amico e vi saluta con estremo riguardo …”.

Tutti sappiamo che a Ginetta va dato del Voi e che non deve essere contraddetta. Specialmente quando ritorna insistentemente in tante simulazioni. La palla, caduta rovinosamente di mano al Giovanotto che aveva iniziato il racconto, viene raccolta dalla collega seduta accanto alla vecchina. Fino ad allora era rimasta china fino al petto nel proprio borsone a rovistare. Improvvisamente, alza le braccia con un grandissimo sorriso, sventolando due fettucce rosse. L’Harley Quinn dei noantri, finisce col serrare le sue treccine col nastro purpureo e inizia ad incalzare l’anziana per le caramelle che quest’ultima non si è ricordata di acquistare. Il temperamento squillante e peperino tipico dell’infante, infastidisce presto la Ginetta popolare che tenta fallacemente di slacciarsi la cintura di sicurezza, per spostarsi di posto. Ve l’avevo detto che certi personaggi non possono stare troppo tempo accanto … Vi avevo avvisato. Ricordatelo per le prossime volte.
I primi tafferugli vengono sedati dall’apparizione di biscotti e cioccolatini. I simulatori, ora calmi e in riflessione, sgranocchiano cibo e si preparano per il secondo sketch, scrutandosi con lo sguardo. 
Perché sapete… un simulatore non molla mai, e quando è nel personaggio … non desiste.
Rumore di Tosse. Tosse forte e continua. Un grido si leva dagli ultimi posti con la mano alzata … “C’è un Medicooooooo? … La vecchia non respira … fate l’Aimelicce!” Improbabili modalità con cui colpire la vecchia, vengono proposte dagli astanti. C’è chi pensa all’estintore e a come usarlo, chi cerca nei borsoni racchette da tennis e assi di legno. Ginetta ancora tossisce rovinosamente e non riesce a parlare. Naturalmente la collega premurosa inizia a farle una raffica di domande: “Cosa stavate mangiando? Ma vi ricordate fosse rotonda o quadrata? Sappiate che è importante per assestare il colpo in maniera precisa. Ma era cioccolato o amarena? Se fosse cioccolato potrebbe bastare dell’acqua bollente …” Ginetta agita la mano in senso di negazione … 
Perché noi Simulatori ce le cerchiamo le buone opportunità di un arresto cardiaco e, se sei uno in gamba, sfrutti la fantasia imparando dagli altri e segni sul tuo taccuino magico per eventuali occasioni future. Ma il viaggio era appena iniziato …

Simulatori, lo scoglio divertente della CRI - TERZA PARTE
da newsletter 62 del 30 novembre 2022

Il Pulmino si trasforma in un berciare simile al Mercato di Porta Portese, con tanto di stazione di baratto di ogni genere di oggetti: mani finte, tubi per creare lesioni o fingere intestini, liquidi appiccicosi non meglio definiti. Ma è quando un simulatore chiede improvvisamente silenzio, che devi sta’ zitto e attento. Dal borsone, con fare maestoso e occhi brillanti, estrae ciò a cui nessuno di noi era in quel momento preparato. Ella sventola maestosa l’ultimo ritrovato del mercato dell’hard-core. Felice del suo acquisto e conscia della sua particolare bravura nel fai da te, indica il futuro nascituro pendolante da un posticcio cordone ombelicale sapientemente collegato. L’entusiasmo generale sale a livelli inimmaginabili alla vista di tale rappresentazione minuziosa e, perdendo qualunque tipo di inibizione, si odono le prime domande “Ma la fanno solo di una misura?” o “Ma in che shop sei andata e quanto è costata?” o “Ti giuro che è migliore di quella che ho visto alle Gare Nazionali …”

Eh, sì. Uomo, Donna o Simulatore che tu sia, devi essere pronto anche a questo. Soprattutto a comprendere che nel mondo della Simulazione tutto è lecito e che Skill che prima d’ora avevi sottovalutato, ora possono fare di te un artigiano professionista.

Le state annotando? Per fare questo sporco lavoro bisogna essere ingegnosi e dediti allo story telling, vedere oltre gli oggetti utilizzandoli non sempre per il ruolo in cui sono stati progettati, possedere una forte immaginazione empatica e senso scenico. Il tutto, è sicuramente condito da colleghi con mani di fata, spregiudicato senso gotico, psicopatologie latenti e carattere scaltro.

D’altro canto, stavo sottovalutando l’autista, che a prima impressione mi sembrava impegnatissimo nel non voler realizzare ciò che sta accadendo dietro di lui. Con un certo imbarazzo propone a grossa voce di fermarsi ad un autogrill per un caffè. Lo folgoro con lo sguardo. “Ok. Non è stata una bella mossa …” mormora sterzando il volante verso l’area di servizio.

Simulatori, lo scoglio divertente della CRI - QUARTA PARTE
da newsletter 66 del 15 febbraio 2023

Seconda regola del Simulatore: “Quando entri nel personaggio, restaci”.

Quindi, una volta che l’autista ha parcheggiato sotto le pensiline del più grosso Autogrill dell’autostrada, la piccola combriccola scende scompostamente dal Pulmino. Apro la portiera lato passeggero e mi fermo per osservarli mentre si avvicendano verso le porte dell’Autogrill, non curanti della gente che nonostante l’ora affolla la piazzola.
Ginetta strattona il braccio della ragazzina con le treccine; sono le ultime che seguono lentamente il gruppo. Davanti a loro, trotterella a destra e sinistra, muovendo le braccia a mò di pollo, una nostra vecchia conoscenza. Oggi è vestito di verde acido e indossa un cappello a forma di cono in testa. Anch’esso dello stesso colore. Accanto c’è l’amico di sempre, col suo pancione pronunciato e il suo fare borbottante. Sobbalzo, mi giro verso i sedili.

“Meno male …” sospiro serena “il primo premio Parto Nazionale è ancora sul sedile …”, scendo dal Pulmino facendo cenno all’Autista che avrebbe voluto rimanere al suo posto ad aspettare. Alza gli occhi al cielo e mi segue.

Alla cassa naturalmente ci precede Ginetta. “Shhhhhhhhh zitti tutti ora!” Avanza con il fare deciso di chi ha cresciuto una morra di marmocchi riccioluti e dagli occhi spiritati. Qualcuno degli astanti, oltre il nostro gruppo, smette di parlare congelando il movimento che stava facendo. La nostra vecchina è ancora in pista.

 “Tutte su le mani per il thè caldo …” ci guardiamo increduli rimanendo fermi. “Ragazzi a ‘na certa il thè alla mattina ce serve per avviare le funzioni int …” la ragazzina che con una mano si tira le trecce, sgomita alla vecchina che tossisce per essere stata interrotta. “Va bene” sentenzia cercando di sistemarsi la mantella “alzassero la mano quelli del latte macchiato” non era proprio la giusta alba da latte macchiato. “Troppo caffè ci rende nervosi, ci fa male allo stomaco e poi accade come a Rosario l’ultima volta che siamo stati tutti insieme. Troppo caffè e troppo freddo!! …” Il dito ora le si muove avanti e indietro indicando il povero burbero che inizia sottovoce a parlottare inframezzando lunghi sbuffi. “E va bene. Allora chi vuole il cappuccio?” Sembra a tutti troppo facile. Ci fermiamo. Ci guardiamo. Attendiamo che Ginetta finisca di trafugare qualcosa dalla borsa prima di proporci per la colazione.

Ma lui no … L’autista intrepido, che da ora in avanti chiameremo Braveheart, sventola non curante un timido ciao sopra la testa. L’occhio vivace di Ginetta scintilla, ma la sua mano è più veloce: in un secondo, un puffoso cappello rosso di lana rossa a maglie grosse, troneggia sulla testa del nostro vincitore. Alzo le sopracciglia e le spalle mentre guardo il nostro incauto conducente che, capito l’andazzo, calza senza proferire parola il cappello.

“Ora… Chi vuole delle ciambelle ???” e le sue mani nodose frugano ancora nella borsa. Il nostro amico acido inizia a saltellare di nuovo a destra e sinistra, indicando insistentemente il cappello a forma di cono “Io … Io … Io … Io …” Mi giro per tranquillizzare Braveheart, ma non è più accanto a me. Lo vedo allontanarsi sbracciando più volte con le mani, mentre imbocca la porta d’ingresso in direzione del Pulmino… 

Simulatori, lo scoglio divertente della CRI - QUINTA PARTE
da newsletter 68 del 15 marzo 2023

Eccoci di nuovo qui per presentarvi la quinta puntata del racconto sul lavoro dei simulatori e truccatori – di Sarah Raminelli.

Tiene le ciglia aggrottate mentre guida, Braveheart. So che in quella testa stanno passando pensieri che non riesce a mettere in fila. Forse anche immagini che lo accompagneranno nei suoi sogni. Decido di non parlare, per ora. A un certo punto solleva la mano più volte, lanciando fendenti in aria e stringendo le labbra. Lo fisso sostenendo il mio interessamento ai suoi pensieri. Tentennando più volte alla fine chiede: “Ma perché …”. Silenzio …

I suoi occhi si fanno grandi e lucenti come quelli del Gatto con gli Stivali quando deve chiederti qualcosa che per lui è vitale. Comprendo le mille sfumature che sono dietro ad una richiesta così semplice, ma non scontata. Avevo io stessa simili pensieri anni fa … 

Cerco di mediare: “Giocare Seriamente, è questo il nostro motto. Va solo un po’ compreso e lette le varie sfumature. I ragazzi si preparano anche durante il viaggio per entrare nei personaggi, per scaldarsi un po’. Sai, per quanto sembri, non è semplice. E’ come pensare con la testa di un altro e fare cose che effettivamente non avresti mai fatto … è un pò come se Hulk dovesse impersonare un vecchietto ammalato e impaurito di tutto ciò che lo circonda, ci vuole impegno”. Annuiva con la testa serrando le labbra. Forse lo avevo parzialmente convinto.

Il Pullman si era comunque tranquillizzato: erano arrivati con gli ultimi messaggi nella chat di gruppo, i ruoli che ci accingevamo a dover impersonare di lì a poco. I ragazzi parlavano fra loro immaginando le scene, scambiandosi magliette, foulard e quant’altro, chiedendo consigli sulla simulazione di alcune patologie e provando “oggetti del mestiere”. Spesso si chiedevano da chi sarebbero stati truccati, pensavano alla miglior risultante di un trucco e l’utilizzo di alcuni materiali e quale fosse la parte del corpo migliore da coinvolgere in questa attività.

I Simulatori e i Truccatori sono una grande famiglia. Spesso un simulatore ha un truccatore di riferimento e se lo porta appresso per tutta la Vita. Egli è un Angelo come lo chiamiamo noi. È quella persona che dopo una mattinata che tu stai strillando da una macchina in fiamme, arriva trotterellando con dei cioccolatini e una bottiglia di acqua. Frizzante. Perché lui sa che tu la bevi in quel modo.  E’ sempre colui che ti sta accanto fra una scena e l’altra, che ti mette un po’ di sangue su una ferita asciutta, che ti sistema l’ossicino della frattura del braccio, che ti tampona la faccia con un po’ di nero carbone perché quelle ustioni di terzo grado siano sempre, per ogni scena, così reali. E’ anche quella persona che di solito ha più foto di te nel proprio cellulare, che dei suoi figli. E ti mostra fiero ai suoi amici, come se avessi appena preso una Laurea in Giurisprudenza. Anche le parole pronunciate in quel contesto, sono le stesse di una Madre: “Ci ho messo tanto … ma guarda come è venuto bene!!” pronuncia con entusiasmo e commozione mentre a tutti gli astanti fa vedere una tua foto, in mutande, con una frattura di femore esposta. E sempre con il fare di una madre compiaciuta, piega il viso verso la spalla e ti sorride piena d’amore pronunciando … “Vero Tesoro?”.